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Vodafone: negli apparati Huawei in Italia trovate in passato vulnerabilità - Corriere della Sera

La tesi che il governo americano sta portando avanti da mesi — cercando di convincere con insistenza i Paesi alleati a sposarla — è una dichiarazione di guerra a Huawei. Il colosso, secondo le continue accuse statunitensi, sfrutterebbe le sue infrastrutture per permettere al governo cinese di spiare il mondo occidentale. Compresa l’Italia, dove la società ha costruito gran parte delle infrastrutture e si candida come fornitore della futura Rete mobile 5G. Nessuna presa di posizione, al momento, è stata espressa dal nostro Paese, dove le principali aziende di telecomunicazioni continuano a lavorare con Huawei. In particolare Vodafone, che con i cinesi sta anche imbastendo la sperimentazione del 5G a Milano. Ed è proprio da Vodafone che — secondo Bloomberg — arriva una nuova possibile arma a favore della tesi del governo americano. Le vulnerabilità nel business del più grande simbolo dell’espansione tecnologica asiatica ci sono state. E hanno riguardato proprio l’Italia.

Bloomberg: scoperte backdoor negli apparati forniti da Huawei

Riporta Bloomberg che il Gruppo di telecomunicazioni più grande d’Europa ha raccontato di aver scoperto alcune possibili vulnerabilità negli apparati forniti da Huawei in Italia alcuni anni fa. La società, spiega l’agenzia americana, aveva trovato alcune backdoor all’interno dei software delle Vodafone Station, i modem domestici, che potevano dare a Huawei un accesso non autorizzato alla Rete fissa di Vodafone. Backdoor letteralmente significa «porta sul retro» e nel linguaggio informatico sta a indicare un metodo per aggirare i controlli di sicurezza e accedere quindi al sistema, nonché a dati criptati. Spesso le backdoor vengono inserite all’interno dei software come «porta», appunto, da utilizzare per andare a risolvere un’emergenza o fare controlli, ma il «comando» può anche essere considerato una vulnerabilità, una falla nel sistema inserita volontariamente poiché può essere sfruttato con intenti criminali o con scopi di spionaggio, come in questo caso. Vodafone, in Italia, fornisce servizi Internet a milioni di persone. Bloomberg dichiara di aver potuto visionare i documenti di sicurezza della società, che risalgono a un periodo che va dal 2009 al 2011. E conferma che la società di telecomunicazioni ha chiesto e ottenuto la rassicurazione della rimozione delle backdoor nel 2011 da parte di Huawei. Test successivi hanno però rivelato che alcune di questo «porte» sono rimaste. Come anche sono stati trovate vulnerabilità nella rete business, nei nodi per la fibra ottica e in componenti di rete a banda larga.

La smentita di Vodafone

Vodafone smentisce la notizia riportata da Bloomberg. C’è stata, effettivamente, la scoperta di una vulnerabilità negli apparati forniti da Huawei tra il 2011 e il 2012 durante uno dei test di rutine che vengono effettuati periodicamente. Ma nessuna backdooor. Spiegano: «La “backdoor” a cui si riferisce Bloomberg è Telnet, un protocollo comunemente utilizzato da molti fornitori del settore per lo svolgimento di funzioni diagnostiche. Non sarebbe stato accessibile da Internet. Non è corretto nel dire che questo avrebbe potuto dare ad Huawei un accesso non autorizzato alla rete fissa del vettore in Italia». Aggiungono che non c’è nessuna prova di accessi non autorizzati: «Non è stato altro che una mancata rimozione di una funzione diagnostica dopo lo sviluppo. I problemi sono stati identificati da test di sicurezza indipendenti».

Huawei: «Semplici bug»

Anche Huawei conferma la presenza del problema in passato ma assicura che queste vulnerabilità non erano backdoor — porta d’accesso inserite quindi volontariamente nei software — ma semplici bug di sistema: «Eravamo stati informati delle vulnerabilità riscontrate tra il 2011 ed il 2012 — è il commento dell’azienda — e all’epoca avevamo adottato le dovute misure correttive. La vulnerabilità dei software rappresenta una sfida per l’intero settore. Come ogni fornitore di Ict, disponiamo di un sistema consolidato di rilevazione e risoluzione dei problemi che, una volta identificati, ci permette di lavorare a stretto contatto con i nostri partner per intraprendere l’azione risolutiva più appropriata».

L’importanza di Huawei nella corsa al 5G

Huawei è il primo fornitore al mondo di apparecchiature di telecomunicazioni. Nonostante i continui attacchi da parte del governo americano, la società cinese continua a firmare contratti con operatori europei per la costruzione delle nuove infrastrutture per il 5G. Nel continente ha già stretto 23 contratti. La stessa Vodafone ha sempre difeso il colosso asiatico dalle accuse di Trump. Anche perché, banalmente, ormai è troppo tardi per tornare indietro. Un addio a Huawei significherebbe un ritardo di anni sull’arrivo del 5G ed è un ritardo tecnologico che l’Europa non può e non vuole permettersi.

30 aprile 2019 (modifica il 30 aprile 2019 | 15:32)

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2019-04-30 13:32:00Z
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