Huawei passa al contrattacco. Dopo la decisione dell’amministrazione Trump di sospendere i rifornimenti di software e componenti Made in Usa – sospensiva che come noto sortirebbe effetto solo dopo la fine della proroga, prevista per il prossimo 19 agosto – la società cinese ha annunciato ieri l’uscita del suo personalissimo sistema operativo, HarmonyOS. In realtà è già da qualche anno che la società cinese lavora su una piattaforma tutta sua, nome in codice Hongmeng, ma quello che in principio sembrava solo un progetto parallelo e piuttosto sperimentale sembra aver acquisito un’altra dimensione proprio dopo il Big Ban statunitense.
UNA PIATTAFORMA CHE NON VA SUI TELEFONI (PER ORA)
Insomma, Huawei fa sul serio. Vuole emanciparsi dai fornitori a stelle e strisce. Il che non significa che d’ora in poi tutti i prodotti Huawei avranno un sistema operativo proprietario. Per quanto ancora abbastanza evasiva nelle dichiarazioni, la società ha fatto capire che per ora HarmonyOS resta confinata alle nuove TV del gruppo (come la nuova Honor Vision appena lanciata sul mercato cinese) e ai prodotti IoT come smart speaker, smart display, prodotti indossabili e componenti per il settore automobilistico. I telefoni, insomma, resteranno ancora fuori e “fedeli” ad Android, almeno fintantoché Huawei sarà libera di accedere alle risorse di Google. Poi, eventualmente, si cambierà strada.
Nel frattempo i programmatori possono iniziare a prendere confidenza con la nuova piattaforma e soprattutto con le sue specifiche. Che, a quanto pare, sono state pensate per supportare il maggior numero di app e garantire al contempo la migliore esperienza d’uso. "La chiave - ha sottolineato il numero uno della divisione CMG, Richard Yu - risiede nell’architettura distribuita di HarmonyOS, costruito su un micro-kernel che consentirà agli sviluppatori di realizzare una sola volta le applicazioni". Ci penserà la flessibilità della piattaforma a garantirne l’adattabilità su tutti i principali scenari (e quindi sui vari dispositivi).
PIÙ FLESSIBILITÀ PER GLI SVILUPPATORI
Per dare credito a questa promessa, Huawei ha spiegato che è difficile offrire un'esperienza fluida su diversi dispositivi che devono gestire una quantità enorme di codice in Android e Linux, sia per motivi di sicurezza sia per via di un accoppiamento stretto tra hardware e applicazione. In pratica, HarmonyOS a differenza di Android non permetterebbe l'accesso root, un aspetto che secondo Huawei aumenta i rischi per la sicurezza su Android e sugli altri sistemi operativi basati su Linux, e disaccoppierebbe il sistema operativo dall'hardware, in modo che gli sviluppatori possano sviluppare il codice una sola volta e distribuirlo su tutto l'hardware.
Gli sviluppatori - riporta XDA developer - sarebbero in grado di utilizzare il compilatore ARK di Huawei per programmare codice proveniente da più linguaggi (come C/C+++, Java e Kotlin) per il nuovo sistema operativo. E potrebbero contare sulla presenza di un ambiente di sviluppo integrato (IDE) fornito da Huawei in grado di supportare lo sviluppo di applicazioni su diversi tipi di dispositivi, tra cui appunto Tv, kit per auto, altoparlanti intelligenti, smartphone, smartwatch e altro ancora. Questo IDE si adatta automaticamente a vari layout di schermo, controlli e interazioni e supporta le operazioni di drag-and-drop e la programmazione visuale orientata all'anteprima.
OCCHI PUNTATI SUL 19 AGOSTO
Essendo open source, inoltre, HarmonyOS potrebbe essere utilizzato anche dal altri produttori, un aspetto ritenuto fondamentale nell'ottica di uno sviluppo mainstream. Perché, è evidente, la prima motivazione che spinge uno sviluppatore a lavorare per un sistema operativo è la prospettiva di un utilizzo di massa delle proprie applicazioni. In questo senso l’esperienza di Windows Phone (ma anche di BlackBerry OS e di tutti gli altri sistemi operativi che in questi anni hanno provato a scardinare il duopolio Android-iOS) ha molto da insegnare.
Il nodo da sciogliere resta ovviamente quello relativo all'ecosistema di app “primarie”. Qualora fosse costretta a passare integralmente a HarmonyOS, Huawei si troverebbe a dover colmare il buco causato dalla mancanza delle app dell’ecosistema Play Services. La società cinese, come noto, sta costruendo la sua piattaforma AppGallery come alternativa al Google Play Store, e ha presentato Huawei Mobile Services come alternativa ai Google Play Services.
L’attenzione, a questo punto, è tutta volta al 19 agosto, data che dovrebbe fugare i dubbi circa il futuro delle relazioni fra Huawei e il governo (e le aziende) statunitensi. E che chiarirà una volta per tutte quale sarà il ruolo di HarmonyOS: se sarà un sistema operativo per i dispositivi "secondari", sulla falsariga di quanto già accade oggi sui device Samsung basati su Tizen - o se invece sarà l’anima di tutti i nuovi prodotti Huawei, smartphone compresi. A cominciare da quel Mate 30 Pro che la società è pronta a lanciare.
https://www.hdblog.it/2019/08/10/huawei-harmonyos-cosa-cambia-utenti-sviluppatori/
2019-08-10 08:34:03Z
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