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Luca Parmitano rientra dallo spazio. Ecco come (ri)tornare terrestri - Corriere della Sera

La navetta Soyuz Ms-13 è atterrata nella steppa del Kazakhstan. A bordo l’astronauta italiano Luca Parmitano dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa), che porta a casa una collezione di record al termine della missione Beyond. Con lui rientrano i colleghi Christina Koch della Nasa, rimasta a bordo ben 328 giorni, e Alexander Skvortsov dell’agenzia spaziale russa Roscosmos.

«La gratitudine che ho provato il primo giorno è cresciuta in questi 200 giorni: ognuno di voi mi ha insegnato molte lezioni». Luca Parmitano non è più il comandante della Stazione spaziale internazionale, ieri ha ringraziato il suo equipaggio e ha ceduto il testimone al russo Oleg Skripochka. E ora, dopo la missione dei record — primo comandante italiano della Iss, 4 passeggiate spaziali —, affronta il ritorno alla vita sulla Terra. Per il suo fisico questo rappresenterà una sfida altrettanto ardua, almeno nelle prime settimane.

Il primo mese

Astroluca, 42 anni, astronauta dell’Esa e ufficiale dell’Aeronautica militare, conosce le conseguenze di un lungo soggiorno nella casa cosmica dopo l’esperienza del 2013. La sua passione per lo sport lo aiuterà. Tuttavia, l’assenza di peso e le condizioni spaziali hanno alterato le sue condizioni e dovrà lottare per riportarle alla normalità. Secondo i medici del centro dei voli umani della Nasa a Houston, dove Luca sosterà dopo un transito da Colonia, occorre quasi un anno per un recupero totale. Intanto sarà sottoposto a esami medici e prelievi corporei per confrontarli con altri simili fatti sulla Iss. Il periodo più critico è rappresentato dalle prime tre-quattro settimane. Parmitano dovrà soprattutto riconquistare la piena capacità sensoriale (a partire dalla vista) rispetto all’ambiente circostante. Ecco perché gli sarà vietato, per esempio, di guidare l’auto. L’altro punto debole è l’equilibrio garantito dal sistema vestibolare regolato sulla Terra con la gravità: per non perderlo, rischiando di cadere, il nostro astronauta dovrà stare attento a ogni movimento. Nell’attesa che si riattivino anche i recettori della pianta dei piedi i quali, non essendo più usati da tempo, inviano al cervello segnali errati.

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Il cuore «ridotto»

Ma le nuove giornate terrestri di Astroluca saranno in particolare segnate da attività fisica per riportare la sua struttura muscolare all’efficienza. Persino il cuore, in assenza di peso, non facendo fatica a pompare il sangue per contrastare la gravità tende a ridursi fino a un terzo. «Il cuore — dice James Thomas della Nasa — non lavora duramente nello Spazio e questo causa la perdita della massa». La ginnastica, inoltre, aiuterà Parmitano a riportare alla normalità il sistema circolatorio alterato, tanto che in orbita sangue e liquidi affluiscono alla testa gonfiando i volti. Il movimento servirà pure a recuperare l’indebolimento delle ossa per la perdita del calcio (in media il 2%) che invece di fissarsi finiva nelle urine. Sulla stazione si effettuano esperimenti per contenere il problema dell’osteoporosi, che potrebbero avere ricadute preziose per gli anziani. Gli oculisti sottoporranno Astroluca ad esami perché il 60% degli astronauti manifesta difficoltà alla vista. Assenza di gravità, riduzione dell’ossigenazione dei tessuti, perdita di calore e radiazioni causano uno «stress ossidativo dei bulbi oculari» con rapido invecchiamento dell’occhio.

Quarantena

Nei primi giorni Luca dovrà limitare i contatti con le persone perché il suo sistema immunitario indebolito in orbita lo espone alle malattie. Ma un aiuto arriverà dalla dieta più ricca, con integratori e antiossidanti, grazie all’assunzione di cibi freschi inesistenti sulla Iss. Servirà anche a ripristinare un equilibrio dei radicali liberi di cui in orbita si nota una superproduzione in momenti di stress. Insomma, per Luca la sfida continua.

6 febbraio 2020 (modifica il 6 febbraio 2020 | 10:59)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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2020-02-06 09:45:00Z
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