Tim prova ad accelerare sulla rete unica e prospetta una stretta sull’accordo con Vodafone sul 5G. Ma in Borsa le parole dell’ad Luigi Gubitosi a sostegno dell’interazione di Open Fiber in Tim, scivolano via come acqua fresca: il titolo del gruppo, dopo un breve scatto, precipita al nuovo minimo storico in chiusura di seduta: 0,4458 euro, in calo dell’1,74%. Il mercato, insomma, pensa più alla trimestrale in arrivo che all’affare della rete.
Ma Gubitosi per la prima volta dice chiaramente quello che pensa sul punto, e cioè che un’integrazione di Open Fiber in Tim «sarebbe un’operazione positiva per entrambe le aziende». Unire semplicemente servizi e infrastrutture sarebbe complicato, tra paletti antitrust e regolamentari. Anche ipotizzando che la parte di Open Fiber interessata dai contratti Infratel per le aree meno ricche venga esclusa dal perimetro d’acquisto (i bandi delle gare vinte da Open Fiber le impongono di restare una società di sola infrastruttura), resterebbero i nodi legati alla concorrenza, senza contare che la Rab (la tariffazione agevolata) faticherebbe a decollare poiché la legge esclude le aziende verticalmente integrate. Probabile dunque una seconda parte dell’operazione, con una separazione tra servizi e rete. Non sarà una strada agevole, ma con ieri Gubitosi dà un colpo di acceleratore. «Negli ultimi mesi abbiamo avuto contatti con Open Fiber per esplorare reciprocamente la situazione: siamo abbastanza avanti nel giungere alle nostre conclusioni». L’intenzione sarebbe quella di portare il tutto in cda tra fine giugno e inizio agosto. «Nei prossimi mesi - dice l’ad - ne parleremo nel cda di Tim, e poi con gli azionisti, per vedere i prossimi passi. Appena saremo pronti in Tim la parola passerà agli azionisti, e passeremo al successivo livello di interlocuzione». Non sarà facile visto che Enel (che ha il 50% di Open Fiber) non avrebbe ancora sciolto le riserve, se vendere la quota a Cdp (che ha l’altro 50%), partecipare all’operazione o altro. Di certo Cdp, quindi lo Stato, con l’integrazione è pronta a rafforzarsi in Tim: è lo scopo del governo e soprattutto dei 5 Stelle.
Che ne è, invece, del dossier Persidera, l’azienda detenuta al 70% dal gruppo di telecomunicazioni e per il restante 30% da Gedi (gruppo editore di questo giornale)? Sul punto Gubitosi non si esprime. Ci pensa invece l’ad di F2i, Renato Ravanelli, che sul dossier punta all’incirca 240 milioni. «Penso che entro fine mese dovremmo sistemare questa cosa», dice. Si starebbe però ancora trattando. Ciò che ha già una possibile data per l’approdo in cda è l’accordo con Vodafone per condividere le torri nel 5G. «Stiamo andando avanti», assicura Gubitosi. «Noi - prosegue - abbiamo cda il primo agosto. Il mio impegno con il consiglio è di portarlo entro quella data e penso di poterci riuscire». Già che c’è tranquillizza Iliad che ha scritto a Agcom e Antitrust preoccupata sui risvolti concorrenziali dell’intesa. «Un gioco delle parti», lo definisce Gubitosi, il quale assicura che invece «l’architettura dell’accordo è aperta. Noi e Vodafone abbiamo pagato il grosso del 5G adesso è importante svilupparlo in fretta per avere ricavi. Se Iliad vorrà essere della partita con noi ci farà molto piacere». In cabina di regia intanto fa il suo ingresso l’ormai ex cfo Piergiorgio Peluso, nominato presidente non esecutivo di Inwit, la società delle torri di Tim.
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2019-05-16 05:05:27Z
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