
È appena diventato maggiorenne ma non invecchierà serenamente. Apple ha deciso di staccare la spina ad iTunes. Non era un malato terminale, ma in fin dei conti sembra quasi irrispettoso congedare di punto in bianco uno dei software più influenti, riconoscibili e diffusi della storia. Nato nel gennaio 2001, quando appunto li chiamavamo software o applicativi o più semplicemente “programmi” (la parola “app” era ben lontana dall’imporsi nel nostro vocabolario), iTunes ha contribuito in maniera decisiva a cambiare la musica. È stato una delle idee di Steve Jobs, un’architrave della transizione dai supporti fisici (vinili, musicassette e poi cd) alla musica “liquida”, fatta di bit.
All’inizio di questo secolo iTunes era l’insostituibile compendio dell’iPod. Nel 2003 nacque l’iTunes Music Store e Jobs fece lo storico passo di portare iTunes anche sui pc Windows (prima era contrario, pensava che la mossa potesse danneggiare l’esclusività e l’appeal dei Mac). Il Music Store fu integrato su iTunes 4 e il quadro diventò finalmente completo. Le cose cambiarono rapidamente. Il concetto di album iniziò presto a vacillare, perché era diventato facile acquistare a 0,99 centesimi un singolo brano, quello che ti piaceva di più, magari per comporre una playlist personalizzata.
Con iTunes si comprava, si scaricava sul pc, si ascoltava musica, si faceva il “rip” dei cd, si organizzavano i brani, li si trasferiva sull’iPod per ascoltarli anche fuori casa. Il ruolo di sincronizzazione con l’iPod fece di iTunes una presenza insostituibile nelle giornate di chi ascoltava musica digitale. Ne fece anche un collettore di improperi quando (per fretta o imperizia) sincronizzavamo l’iPod con un computer che non conteneva la nostra libreria musicale, brasando via l’intera collezione dal lettore musicale Apple.
Nel corso degli anni iTunes, il player audio più diffuso della storia dopo Windows Media Player (che aveva numeri dopati dall’essere installato di default su tutte le copie di Windows), si è gonfiato come la rana della favola di Fedro. Si è trasformato in un bue inglobando video, film, podcast, e-book, lo sfortunato pseudo-social network Ping (qualcuno lo ricorda?), le app di iOS. Fino ad iOS 5 (arrivato nel 2011) iTunes serviva anche ad attivare l’iPhone alla prima accensione. iTunes era diventato ingombrante, elefantiaco, mal sopportato da molti utenti. Non era più al passo con i tempi: l’arrivo del cloud, aveva reso superflua la sincronizzazione degli iPhone e degli iPad con iTunes. La musica in streaming ha messo in un angolo il download dei brani e Apple ha deciso di tagliare i ponti con il passato. Ha preso uno spillone e ha bucato la rana-bue iTunes.
Dai Mac con la prossima versione di macOs, chiamata Catalina, iTunes sparirà. Lascerà posto a tre distinte applicazioni: Musica, Apple Tv (per film, serie e programmi tv, film), Podcast. Ma attenzione: iTunes non finirà da un giorno all’altro nell’immaginaria discarica dell’abadonware, i software che hanno fatto i loro tempo su questa Terra e che non sono più tra noi. Resterà su tutti i Mac che, per volontà o impossibilità (perché obsoleti), non saranno aggiornati a Catalina. E continuerà, almeno per ora, sui pc, dove per altro è uno dei software più scaricati del Windows Store (in cui è arrivato nel 2018). Questo almeno finché Apple non si deciderà a portare i suoi tre eredi (Musica, Apple Tv, Podcast) anche sui pc. Per ora, quindi addio iTunes, lunga vita ad iTunes.
4 giugno 2019 (modifica il 5 giugno 2019 | 10:30)
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https://www.corriere.it/tecnologia/19_giugno_04/itunes-addio-per-mac-storia-gloria-un-software-che-ha-cambiato-musica-4d4dfe08-8700-11e9-b1c1-f614607c4fc8.shtml
2019-06-05 08:30:53Z
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